BIG HERO 6  LO CONSIGLIAMO PERCHE’

Ogni notte, nella metropoli futuristica di San Fransokyo si svolgono le lotte tra robot. Il quattordicenne Hiro Hamada, orfano cresciuto dalla zia, prodigio della robotica è un vero campione di questi combattimenti che però, essendo illegali, lo portano inevitabilmente nei guai. Per fortuna c’è il fratello maggiore Tadashi a salvarlo ogni volta.

Quest’ultimo  convince Hiro ad entrare nel San Fransokyo Institute of Technology dove lavora e gli mostra il suo progetto:  Baymax, un robot gonfiabile inteso a fornire ausilio sanitario sia fisico sia psicologico, purtroppo però un giorno l’Istituto è d’improvviso avvolto dalle fiamme di un incendio e Tadashi muore  nel tentativo di salvare il direttore …

Tutto in questo film, trama, personaggi ed ambientazioni ne fanno un piccolo gioellino dell’animazione Disney, ma è soprattutto il modo in cui affronta il difficile passaggio adolescenziale di Hiro e la tematica del lutto a colpirci.

Il protagonista è un ragazzino come ne possiamo vedere molti oggigiorno: pieno di un talento “sprecato”  se ne sta rinchiuso in casa , annoiato da una scuola che non può che proporgli cose che già sa, interessato alla meccanica delle cose dato che le relazioni sono instabili e soprattutto espongono alla ferita del lutto che lui sceglie di non affrontare non mettendosi più in relazione. Il fratello è l’altra faccia di come si possa affrontare una perdita importante, ovvero  dedicandosi alla “cura” di sé che poi diventa anche capacità di mettersi in contatto con i dolori altrui, lui è capace di creare una “comunità” di diversi. Il suo progetto non ha a che fare con la lotta ma con la cura come si vede nel suo modo di mettersi in relazione  empatico e non moraleggiante, ed ecco dunque che si dedica alla creazione di Beymax un robot coccoloso pensato per essere abbracciato.

Il rapporto fra i Hiro ed il robot, il conflitto tra il desiderio di vendetta e quello di elaborare la perdita facendo propria l’eredità del proprio creatore, è la chiave “poetica ed umana” del film, insieme al gruppo costituito dagli amici del fratello perché “chiunque affronti un lutto ha bisogno delle persone care”. E’ Baymax a risolvere la situazione rinunciando all’identità fittizia di eroe creatagli da Hiro e ritornando al suo nucleo originario, cioè colui che è in grado di utilizzare la propria capacità di preoccuparsi per l’altro, a salvare tutti o quasi.

Infine è bellissimo il modo in cui la tecnologia e la scienza vengono presentata, ovvero come una possibilità di “migliorare la vita” rendendola più facile ma soprattutto rendendo possibili progetti che possano aiutare la comunità umana.